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Il ricordo dopo 32 anni della strage di Capaci dove morì Giovanni Falcone

A 32 anni dalla scomparsa di Falcone e Borsellino, sovviene alla mente quanto fino ad ora svolto dai governi e dalle legislature: poco o niente e quel poco o niente è fatto anche male.

L'abrogazione (presunta) dell'abuso di ufficio è un grave smacco e scacco alla loro memoria, considerando che chiunque abusa dei propri poteri in ragione del suo ufficio deve essere punito (verrebbe meno la c.d. _tutela del cittadino_ negli illeciti della PA, spogliando la Costituzione del diritto alla difesa del cittadino che abusivamente vede intrusioni nei suoi diritti, portando l'abusante a fare il bello e il cattivo tempo (sembra uno Stato di Polizia più che uno Stato Democratico). Punto secondo: non si è mai voluta realmente ricercare la verità dei fatti su Via d'Amelio e Capaci, forse perché le responsabilità sono politiche (è lo stesso Gaspare Mutolo che dice apertamente che in quel periodo la mafia dialogava ad armi pari con parti della politica, al fine di vedere assolti tutti nel Maxiprocesso, cosa non avvenuta perché si approvo in fretta e furia il Decreto Falcone, cioè la rotazione dei magistrati di Cassazione).

Punto terzo: soldi sprecati e non investiti in sanità e istruzione. Uno stato è forte solo se la sua sanità e la sua istruzione sono forti, qui invece sembra che chi pensa troppo sia uno sciocco, si ricerca quotidianamente lo scandalo, spogliando il cittadino, piano piano, di ogni possibilità di difesa, o meglio, di dialogo: si cerca, cioè, l'isolamento attraverso la disinformazione, la scarsa informazione o peggio con una informazione superficiale (l'astensionismo alle elezioni è un grave segnale).

Quattro: la lotta alla mafia non è presa sul serio. Il governo, appena si insediò, prese il merito di aver visto catturato Messina Denaro (le ricerche andavano avanti da anni, è stato un caso), cattura che suona anche simbolica, considerando che avvenne l'indomani del trentesimo dalla cattura di Riina.

Conclusioni? Falcone e Borsellino sono morti, a noi tocca una Resistenza verso ogni forma di mafia e violenza in genere perché in questa battaglia, a farne le spese, come al solito, sono coloro che non c'entrano nulla. Resistere significa rifiutare quella mentalità (lo insegna la storia del 43-45 in Italia con il CLN) al fine di costruire una mentalità non dico buona ma almeno migliore di quella attuale.


PS: un inno occitano _La Libertat_ ha un verso che dice: _O Libertat, coma sias bela_ (Libertà, come sei bella), ma nella prima parte la libertà è nera di fumo (_ta cara es negra de fumada_, così dice l'originale), ed ha gli occhi con odor di polvere da sparo. Questo inno e la perfetta rappresentazione di cosa e la libertà, conquistata dopo una guerra, mantenuta e curata con ogni mezzo per non perdere la conquista. Dalla oramai plurisecolare storia della criminalità organizzata, credo sia arrivato il momento di utilizzare quei fatti come lezioni per difendere ad ogni costo la libertà che abbiamo conquistato e che, nostro malgrado, stiamo perdendo piano piano senza accorgercene.

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