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’Ndrangheta in Piemonte

A metà degli anni ’50 la ‘ndrangheta inizia a radicarsi in Piemonte a Bardonecchia, comune sciolto per collusione con la criminalità organizzata solo 40 anni dopo (1995). È Rocco Lo Presti, originario di Gioiosa Ionica, l’artefice dell’iniziale espansione della ‘ndrangheta in questo territorio: dapprima lavora come muratore, poi inizia a collezionare arresti, come quello del 1957 per detenzione di banconote false o il soggiorno obbligato sull’isola dell’Asinara del 1975 per il sequestro e l’omicidio di Mario Ceretto. Investì prevalentemente nel settore edilizio approfittando del boom economico di quegli anni, assoldando operai meridionali senza rivolgersi agli appositi uffici, realizzando un’attività imprenditoriale modesta aprendo ristoranti, discoteche e sale giochi. L’operazione “Minotauro” ebbe un’importanza notevole per la comprensione dell’influenza della ‘ndrangheta in Piemonte. È noto come sia riuscita a mettere le mani nei subappalti per l’edificazione del villaggio olimpico di Torino, negli interventi di riqualificazione edilizia nella periferia Nord, nella costruzione di poliambulatori e biblioteche. L’intervento della criminalità organizzata non è stato in molti casi rifiutato e allontanato, ma anzi ben voluto, fino ad essere oggi addirittura ricercato nel mondo imprenditoriale e politico. “Le ditte del nord gli hanno aperto le porte. Gliele hanno spalancate. Con quei prezzi conveniva a tutti.” afferma Giuseppe Legato, importante giornalista calabrese. La ‘ndrangheta è fortemente presente nel territorio piemontese, come possiamo riscontrare dallo scioglimento dei comuni di Leinì e Rivarolo Canavese nel 2012 oltre al già citato comune di Bardonecchia nel 1995. Sono presenti in Piemonte almeno undici locali e nella sola Torino e provincia ci sarebbero 25 cosche, con almeno 200 affiliati e 120 fiancheggiatori. Bruno Caccia è stato un magistrato italiano, ucciso a Torino dalla ‘ndrangheta nel 1983. Tra i moventi dell’omicidio c’è l’azione portata avanti dal magistrato che stava permettendo di ricostruire dinamiche importanti legate all’espansione della ‘ndrangheta nell’area piemontese e torinese. È stato il primo magistrato a delineare la mappa delle associazioni mafiose al Nord, ma nonostante il duro lavoro fatto, la serietà e l’onestà pagata a caro prezzo, la sua memoria sembra sbiadirsi col tempo.

Articolo scritto da Francesco Di Pasquale

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