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Giornalismo o propaganda, una pratica che nessuno combatte ma che tutti odiano


Ogni giorno la nostra mente assimila diverse informazioni. Siamo bombardati di notizie: in televisione, sui social, a scuola e in qualsiasi contesto pubblico.

Ma perché la morale, che guida le nostre azioni, spinge a far diventare l’apprendere e l’interessarsi ai fatti ambientati in altri scenari, lontano da ciò che definiamo casa, la nostra etica?

Non basta vivere nei limiti della propria circonferenza? Proprio il disinteresse pubblico porta avanti una società che cela verità e che abbaglia gli occhi di coloro i quali si omologano agli altri. Quest’ultimi stendono veli pietosi di triste inconsapevolezza, pilotata dalla falsa informazione. Ma come si fa a non essere più un fantoccio della società?

A non essere più una cifra nel conteggio dei morti viventi e dei viventi da far morire, bensì un urlo che spiazza l’intero porcile?

Come possiamo conoscere, se il sapere è controllato da chi fa la storia e se la stessa è mutata da informazioni costantemente controllate?

L’informazione è un concetto di grande valenza, ma gli informatori non sempre ne sono all’altezza. Accade che si pieghino alla revisione, facendo sprofondare i burattini nell’abisso del controllo morale. Alcuni danno la vita e rischiano il loro posto nella gerarchia sociale, per poter parlare senza veli, mentre altri fanno carriera servendo il potere.

La gente però ha bisogno della verità ed è stanca di credere che tutto quanto fili dritto. Alcuni burattini si sono resi conto che quella sensazione di pulizia non era altro che una macchia di sangue che il potere cerca di nascondere.



La libertà è troppo importante per essere descritta con poche parole. Però, si può dire con certezza, che essere liberi equivale a essere a conoscenza di un qualunque fatto e poter manifestare il proprio pensiero a riguardo. L’informazione, perciò, non dovrebbe essere di parte e non dovrebbe fornirci un solo spunto di riflessione. Infatti, deve essere neutra e allo stesso tempo libera. Nessuno deve metterci le mani sopra e imporre una censura morale o materiale. Nessuno deve, eppure alcuni si sentono nel dovere di farlo.

L’informazione, spesso, è stata l’arma più forte della propaganda di chi, grazie a quest’ultima, controllava tutto e tutti. Oggi molti sdegnano quei periodi, ma pochi, effettivamente, si ribellano a certi scenari analoghi a quelli passati. Quindi, non è il potere in sé ad essere intoccabile, bensì la sua influenza costante nella storia, sui suoi burattini.

Ecco perché, vivendo tra fantocci sottomessi ai potenti e al loro modo di informare, spesso ci si ritrova in questa situazione: chi parla viene emarginato, chi tace viene schiacciato.

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